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UNA FONDAZIONE PER PRESERVARE E VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DI GIUSEPPE BIANCHERI |
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Giuseppe BiancheriBiografia
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Nel corso delle legislature V, VI e VII è eletto nel collegio di Ventimiglia, nel Parlamento Subalpino siede a sinistra e si schiera contro il trattato di alleanza con la Francia e l'Inghilterra in vista della guerra di Crimea. Nelle successive legislature (dalla VIII alla XIV è eletto nel collegio di Sanremo, nel quale era stata incorporata la sua città natale) attenua l'iniziale intransigenza antigovernativa ed il suo voto, in occasione del dibattito della cessione di Nizza e Savoia alla Francia, teso solo ad evidenziare gli aspetti tecnici del problema, segna una sostanziale adesione all'azione politica del Cavour.
Nel 1864 ha occasione, come componente della commissione d'inchiesta sulle ferrovie meridionali, di far emergere le sue indubbie doti di mediatore che gli consentono, negli anni seguenti, di far parte delle più importanti commissioni parlamentari.
Dopo essere stato nel II ministero Ricasoli ministro della Marina dal febbraio all'aprile 1867, il 12 marzo 1870 viene eletto in ballottaggio alla presidenza della Camera superando per 27 voti Cairoli, candidato della Sinistra, e resta in carica ininterrottamente, sempre riconfermato, per tre legislature sino al 21 novembre 1876, quando cade il mandato a Crispi. Nel marzo dello stesso anno, in occasione della caduta della Destra, aveva conseguito un notevole successo personale, vedendo respingere dall'Assemblea le sue dimissioni. Dal 1882 in poi rappresenta il collegio unico della provincia di Porto Maurizio e viene eletto anche ad Oneglia e ad Empoli nel 1874.
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Dal 1866 sino alla sua morte (1908) fu anche Presidente del Consiglio provinciale di Porto Maurizio. Il 7 aprile 1884 viene rieletto alla presidenza della Camera e resta in carica senza interruzioni sino al 1892 quando viene sostituito da Zanardelli, ma è di nuovo presidente dal 22 febbraio 1894 al 12 gennaio 1895 ed ancora rieletto il 26 gennaio 1898.
Candidato ormai non di un partito ma esponente di
tutti i gruppi parlamentari diviene nel lessico della politica «il
Presidente» per antonomasia e tale si mostra appunto nel
corso del 1898, fiero difensore delle prerogative parlamentari in occasione
delle misure restrittive adottate dal governo presieduto dal Di Rudinì
dopo i tumulti del maggio dello stesso anno. Ancora alla Presidenza della
Camera per brevi periodi (dal marzo 1902 all'ottobre 1904 e dal marzo
1906 al febbraio 1907) si spegne a Torino il 26 ottobre 1908.
Biografia |
Dissero di lui |
I Biancheri a Ventimiglia |
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